Una vita senza sprechi

Scritto per il numero 17 di LEFT - Che fosse un ragazzo diverso dagli altri mi fu chiaro fin dal primo nostro incontro, all’università internazionale dell’Aja, nell’estate del 2007. Raphael Fellmer all’età di 23 anni aveva già viaggiato per quasi 50 paesi al mondo, vagabondando tra il Sud Est asiatico e l’America Latina, portandosi con se quattro soldi e una macchina fotografica per immortalare i personaggi e gli scenari più interessanti che andava incontrando. I pregi e i difetti di Raphael possono essere riassunti in quella che tra le sue caratteristiche è la più unica: la fiducia che non esista nulla di impossibile. In quest’epoca in cui i sogni e le aspirazioni dei giovani vengono troppo spesso troncate già sul nascere, la sua capacità di vivere sull’onda dei propri desideri è a dir poco sorprendente.Il suo modo di pensare, totalmente al di fuori delle logiche di pensiero comune, affascinò sia me che il mio amico e compagno di studi francese Benjamin Lesage. Per un paio d’anni abbiamo condiviso insieme le nostre idee del mondo e del futuro, fino a realizzare il progetto di partire per il più libero dei viaggi: un’avventura senza limiti di tempo, in autostop verso l’America Latina. Nel gennaio del 2010 ci siamo lasciati la città dall’Aja alle spalle per viaggiare nel modo più ecologico possibile verso l’altro lato del mondo, evitando aerei e trasporti pubblici, utilizzando esclusivamente energie rinnovabili ed eliminando radicalmente l’uso del denaro. In un mondo basato sui soldi e sul profitto individuale, volevamo dimostrare che potevamo fare qualcosa di impensabile, senza usare neppure un centesimo.

A bordo di automobilisti conosciuti sul ciglio della strada, o nelle stazioni di servizio delle autostrade, in circa tre settimane abbiamo visto scorrere lungo il finestrino i paesaggi dell’Olanda, del Belgio, della Francia e della Spagna, fino ad arrivare alla punta sud dell’Andalusia. Ogni notte cercavamo un posto tranquillo dove dormire, talvolta in un angolo nascosto di una stazione di servizio e spesso a casa di gente appena conosciuta, più che felice di aiutarci in questa nostra missione. Chiedevamo il cibo ai ristoranti in orario di chiusura o lo cercavamo nella spezzatura dei supermercati, che ogni giorno buttavano una quantità impensabile di cibo in buone condizioni. In Marocco siamo stati accolti da un popolo generoso ed ospitale, che ci ha fatto scordare in alcuni momenti di viaggiare a tasche vuote. Siamo scesi lungo il deserto fino al oltrepassare il confine con il Sahara occidentale occupato e militarizzato, per poi procedere in barca a vela fino alle isole Canarie.Quattro mesi dopo la nostra partenza, viaggiavamo nel mezzo dell’oceano Atlantico con un veliero di tredici metri e mezzo, capitanato da due marinai italiani conosciuti al porto di Las Palmas e diretti in Brasile. Realizzavo in quel momento che tutto era davvero possibile e che credere nei propri sogni era la conditio sine qua non per riuscire a realizzarli. Questa realizzazione valse per me l’intera esperienza del viaggio, mentre Raphael già pensava di non voler tornare mai più ad usare il denaro. Per i casi della vita, quando la sua fidanzata di Mallorca lo raggiunse in America centrale, i due concepirono una bambina, che nacque nove mesi dopo a Berlino, la città natale di Raphael, dove i due erano nel frattempo tornati grazie all’aiuto di un agente di una compagnia aerea conosciuto in aeroporto.Tornato in Germania, Raphael ha cominciato a far parlare di sé e ad essere raccontato dai principali giornali e dalle televisioni tedesche come “l’uomo che ha deciso di vivere senza soldi”, o meglio, come l’uomo che ha deciso di fare lo sciopero del denaro. Disumanizzazione, distruzione ecologica, incremento del gap tra ricchi e poveri, sprechi: sono questi alcuni dei temi che Raphael ha portato in giro per la Germania e per l’Europa nei centri culturali in cui è stato invitato a parlare. Ora Raphael Fellmer è in Italia, con sua moglie e con i suoi bambini, che nel frattempo sono diventati due. Continua a raccontare alla gente com’è nata la sua decisione di fare a meno del denaro e come questa scelta sia alla base della sua felicità.“L’importante è che ognuno faccia quello che si sente di fare” ha spiegato la settimana scorsa a Santorso, in provincia di Vicenza, ad una conferenza organizzata da un circolo di “transizionisti” della cittadina, ovvero un gruppo di persone che si incontrano regolarmente per discutere, e attuare, modelli di vita alternativi per superare la crisi ideologica ed ecologica del nostro tempo. Con la semplicità di sempre, Raphael ha raccontato la sua scelta di vita ad una sala gremita. “Sono stato condizionato a vivere per anni a vivere in un modo che non ho scelto. Nessuno a scuola mi ha insegnato che può esistere un mondo senza soldi, senza commercio e senza scambi dove la gente dona, riceve e condivide in maniera incondizionata.”Le critiche allo stile di vita di Raphael non mancano e arrivano soprattutto da chi crede che Raphael, anziché vivere senza soldi, viva in realtà con i soldi degli altri. Ma il numero delle critiche è in numero pari alla quantità di persone che hanno trovato in lui una fonte di energia e ispirazione. L’attivismo di Raphael Fellmer è lungi dall’essere soltanto teorico e si concentra soprattutto sulla battaglia agli sprechi. “Circa il 50% del cibo prodotto nel mondo viene sprecato, ma la gente butta via anche molte altre cose, come per esempio i vestiti. Ci sono milioni di case e di stanze vuote in Europa che potrebbero essere abitate. Anziché continuare a comprare nuove cose, dovremmo concentrarci sulle cose che già abbiamo a disposizione” ha raccontato la settimana scorsa alla folla di Santorso.“Siamo tutti responsabili dello spreco di cibo. Per me è impensabile che ci siano tutti questi sprechi, quando in alcune zone del mondo ci sono persone che ancora patiscono la fame. Ognuno di noi di dovrebbe scegliere un supermercato, un mercato o un gruppo di acquisto solidale che non produca sprechi di cibo. Per questa ragione ho iniziato a chiedere ai supermercati biologici di Berlino, di trovare un accordo attraverso il quale il surplus di cibo quotidiano possa essere recuperato, anziché buttato, da chi ne ha più bisogno” racconta Raphael. E’ così che a Berlino è nato il progetto “Food Sharing” (foodsharing.de), una piattaforma online gestita da un gruppo di volontari e attivisti ecologisti, che permette a chiunque di trovare un ristorante, una panetteria o un supermercato biologico dove recuperare del cibo che andrebbe altrimenti sprecato.Ma il sogno principale di Raphael, che condivide con l’amico Benjamin Lesage e un gruppo di persone provenienti da tutto il mondo, è di vivere in una comunità funzionante con l’economia del dono - e cioè del dare incondizionato senza necessità di scambio – all’interno della quale il denaro non servirà a nulla. Questa idea porta il nome di “Eotopia”: un villaggio immaginario, che esiste per ora soltanto nelle intenzioni di questi ragazzi, almeno finché qualcuno non metterà a loro disposizione il terreno ideale dove questa idea potrà diventare realtà.


Using Format