Rifiutati dall’Europa

Pubblicato su LEFT, Sabato 5 Marzo 2016, con il titolo “Hey Merkel, Open the border”

Né i colpi di pistola uditi al confine iraniano né la paura nell’attraversare il lembo di mare tra la coste turche e le isole greche hanno scioccato Javid, afghano di 24 anni, più delle urla della polizia greca che gli impedivano di attraversare il confine greco-macedone di Idomeni. “Abbiamo visto la morte in faccia diverse volte” racconta a Left. “Non potevo rimanere in Afghanistan perché sono Hazara (una minoranza sciita ndr) e i talebani ci ammazzano senza ragione. Credono di andare in paradiso se ci uccidono. Per questo sono partito con la mia famiglia alla ricerca di un paese sicuro in cui vivere. Austria, Germania, ovunque ci accettano.” 

Ma alla stazione di Polikastro, a 20km dal confine di Idomeni, Javid e una cinquantina di altri rifugiati sono costretti a resistere alle intimidazioni della polizia, che sta cercando in tutti i modi di forzarli a salire su un autobus diretto ad Atene. Anche con la violenza, quando i giornalisti non vedono. I bambini piangono. Le donne si mettono ad urlare. Gli uomini restano uniti e non si fanno convincere dai poliziotti, che ad un certo punto, per ingannarli, dicono loro che l’autobus è diretto al confine macedone. In un lampo il gruppo di afghani, zaino in spalla, si mette in viaggio a piedi lungo la superstrada che conduce alla frontiera. 20 chilometri di cammino con quei pochi possedimenti che si sono portati appresso, attraverso le verdi colline e i villaggi dimenticati di queste terre di confine, con la paura che ad ogni modo il loro viaggio stia volgendo al termine prima di raggiungere la prefissata destinazione. Qualche ora dopo, le poche speranze rimaste si estinguono completamente davanti ad una schiera di poliziotti greci che urlano loro “Non potete passare”. In quei concitati momenti, le forze armate stanno rimuovendo dal campo tutti i rifugiati afghani, indipendentemente dalle loro storie e dalle loro situazioni personali, per caricarli in autobus diretti ad Atene, impedendo alla stampa di avvicinarsi per diverse ore. Coloro che riescono a resistere occupano i binari del treno e si rifiutano di muoversi. Un diciottenne di Kabul, Umaid, non crede ai suoi occhi. “Questa gente non ha ben chiaro il concetto di umanità” sbotta con il fiatone per la lunga camminata. ”Facevo il giornalista e ho fatto un reportage di denuncia ai talebani. Non avevo altra scelta che scappare per non farmi ammazzare. Come possono non farci passare?” Tre mesi dopo la prima chiusura della frontiera per i rifugiati non siriani, afghani e iracheni, ad Idomeni tornano gli slogan “Open the borders!” e “Help us Merkel!”.Per alcuni giorni le proteste sono pacate, finché lunedì quando i rifugiati bloccati al confine erano già circa 7000, un gruppo di loro ha forzato la barriera al confine in un impeto di orgoglio intriso di frustrazione. La sensazione generale è che quest’ultima azione sia il preludio alla chiusura definitiva della rotta balcanica. I segnali che portano a questa conclusione sono molteplici. Circa un mese fa è stato pubblicato un documento segreto che rivelava che la Commissione Europea avrebbe firmato un piano per chiudere la frontiera greco-macedone. Mercoledì 24 Febbraio a Vienna i ministri dei paesi attraversati dal percorso dei rifugiati si sono riuniti per discutere il futuro della rotta balcanica, senza invitare i rappresentanti del governo greco. Un evento che ha mandato su tutte le furie Atene, che non ha esitato, il giorno successivo, a richiamare il proprio ambasciatore dall’Austria. Di fatto tutte le decisioni prese dal governo di Vienna, in questi mesi, sono state imitate dai paesi balcanici, terrorizzati dall’eventualità che i rifugiati possano rimanere bloccati per tempo indefinito nei loro paesi. Il 26 Febbraio scorso, l’Austria ha dichiarato di accettare giornalmente soltanto 580 richiedenti asilo, un’azione immediatamente imitata da Serbia, Slovenia e Croazia. La polizia di frontiera macedone, di conseguenza, è stata la prima a bloccare l’accesso ai rifugiati dell’Afghanistan, un paese dilaniato da quasi quarant’anni di guerra e invasioni. Nel 2015, il 21% degli 856,723 rifugiati entrati in Europa attraverso la Grecia provenivano dall’Afghanistan. Dei 112,000 rifugiati entrati in Europa nel 2016 attraverso l’Egeo, su imbarcazioni di fortuna, il 27% sono afghani. Ora che anche questi ultimi sono rifiutati dall’Europa, essi si aggiungono ai circa 20.000 migranti del “club degli indesiderati”, che da settimane sono bloccati nel paese ellenico senza via d’uscita. I campi di Eleonas e Elliniko ad Atene straboccano di persone. Alcuni edifici del porto del Pireo sono stati trasformati in centri di prima accoglienza per migranti e richiedenti asilo. L’hotspot di Schisto, nei pressi del porto del Pireo, ha già raggiunto la capacità massima di 1500 persone. A piazza Viktoria ad Atene, ogni giorno centinaia di migranti cercano soluzioni illegali per varcare i confini attraverso rotte alternative, che in pochi possono davvero permettersi. Il ministro per le migrazioni greco Mouzalas ha affermato: “non permetteremo che la Grecia diventi il Libano d’Europa, un magazzino di anime, anche se dovessero arrivare dei fondi”. Difficile pensare ad un destino differente per il paese in questo momento. Il relocation program dell’UE, ideato per trasferire i rifugiati da Grecia e Italia ad altri paesi dell’UE, si è dimostrato fallimentare. Dei 160.000 trasferimenti previsti, a causa degli egoismi e dei nazionalismi dei paesi europei, ne sono stati effettuati poco più di 600. E’ di conseguenza la mafia l’industria che sta beneficiando maggiormente da questa situazione. Ad un paio di chilometri dal confine di Idomeni, su delle abitazioni diroccate, ogni giorno migranti nordafricani, pakistani e iraniani aspettano la chiamata di uno smuggler, per perforare la recinzione del confine ed entrare in Macedonia illegalmente. Spesso questi smuggler corrompono la polizia locale e le guardie di confine, per far si che i migranti arrivino a destinazione. Ma queste soluzioni non di rado falliscono. La polizia macedone controlla attentamente la frontiera eha già respinto centinaia di migranti entrati illegalmente nel paese. In altri casi il viaggio non ha avuto successo a causa degli scontri tra le diverse fazioni di trafficanti di uomini, pedine sul campo di un insano business che ha raggiunto indegne dimensioni, ma che nelle condizioni attuali è diventato l’unica via d’uscita dalla Grecia per coloro che ancora sognano di raggiungere l’Europa.

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