Refugees Team FC

Scritto per ATHLETA Magazine, Ottobre 2017

E’ un pomeriggio caldo di primavera, quando ad un campo di calcio del quartiere Tavros di Atene, come ogni domenica, scende in campo una formazione molto differente da quelle calcistiche tradizionale. A sfidare la squadra amatoriale del circolo degli avvocati della capitale greca, uno schieramento multi-etnico composto da ragazzi provenienti da alcuni dei paesi più devastati al mondo: Siria, Iraq, Afghanistan, ma anche Iran e Pakistan. A due minuti dalla fine del match, il difensore siriano Ahmed pesca in aerea con una sciabolata precisa il compagno di squadra Hozefa, che stoppa di petto al volo e insacca con una gran girata il goal numero 7 della formazione. Un gesto tecnico splendido che sancisce il 7-1 definitivo e la vittoria schiacciante del Hope Refugees Team FC, formazione composta soltanto da rifugiati bloccati in Grecia, dopo la chiusura delle frontiere della rotta balcanica. Alcuni di questi calciatori si sono incontrati nel campo profughi di Skaramagas, dove grazie ad un’idea di Abdullah, insegnante di educazione fisica in Iraq prima di emigrare in Grecia, il sogno di formare una vera e propria squadra di calcio è diventato realtà. “Questi ragazzi sono diventati la mia famiglia” racconta Abdullah, entusiasta a bordo campo. “Nel giro di qualche settimana ragazzi che vivevano in diversi campi profughi esquatdi Atene sono venuti ad allenarsi. L’ONG dell’ex vice-presidente dell’Olympiakos, Organization of Earth, ha deciso di darci supporto. Abbiamo trovato un allenatore, un campo da calcio al Pireo dove allenarci due volte alla settimana gratuitamente, un ristorante che offre un pasto ai ragazzi dopo l’allenamento e un importante finanziamento da parte dell’UEFA”. Questi soldi sono serviti ad acquistare tutto l’occorrente per lanciare una squadra in un campionato non professionista, ma comunque di buon livello, costituito da squadre legate ad ordini professionali. Il progetto è piaciuto anche ad Antonis Nikopolidis, mitico portiere di quella sorprendente Grecia che nel 2004 si è imposta davanti agli occhi increduli di mezza Europa ai campionati europei di calcio. “Quando mi hanno chiesto di dare una mano, non ho potuto dire di no” racconta. “Nel 2004 abbiamo realizzato qualcosa di incredibile. Qui invece cerchiamo soltanto di dare una mano ai ragazzi e di farli divertire. Ciò di cui hanno più bisogno è di distrarsi e staccare la testa dai loro problemi quotidiani. Tutto il resto si vedrà. Alcuni giocatori hanno molto talento e potrebbero trovare spazio nel calcio professionistico”. Ahmed, autore del lancio per l’ultimo goal, giocava nella serie A siriana, prima di lasciare Homs nel Gennaio di quest’anno per migrare verso l’Europa. “Ho cercato di restare il più possibile nel mio paese, ma ad un certo punto ho dovuto andarmene. Ho viaggiato in Turchia e raggiunto la Grecia attraversando un fiume al confine di Evros, pagando 1500 euro un trafficante perché ci facesse strada. Una volta arrivati a Salonnico, il trafficante voleva più soldi e ci ha tenuti ostaggio per circa una settimana, poi, grazie ad un amico, ci hanno liberato” racconta. Da circa un mese e mezzo Ahmed vive ad Atene. Ogni giorno si allena da solo sulle colline intorno al campo profughi di Skaramagas e di tanto in tanto partecipa agli allenamenti del Refugees Team FC. “Preferisco allenarmi da solo” racconta. “Ci metto più di un’ora a viaggiare al campo di allenamento e talvolta l’agonismo non è molto alto da parte degli altri calciatori” continua. L’allenatore della squadra Antreas Sampani, che grintosamente da indicazioni ai calciatori in inglese, ma che spesso si fa aiutare da un traduttore, si fa spesso aiutare anche da Ahmed durante gli allenamenti, che porta alla squadra grande esperienza. “Cerco di tirare fuori il meglio dai ragazzi” racconta Antreas. “Mi rendo conto che in molti vorrebbero essere altrove in questo momento, ma cerco di fare in modo che canalizzino tutte le loro energie sul campo” afferma il giovane allenatore. Ahmed, che ha 27 anni, gli occhi azzurri e i capelli castani, già da settimane stacercando di lasciare la Grecia verso un altro paese europeo. Il suo aspetto lo aiuta, ed è per questo che ha già provato per quattro volte a prendere un aereo verso il Nord Europa con dei documenti falsi. “Finora mi hanno sempre fermato all’ultimo controllo, perché nel parlarmi si sono accorti che ero siriano. Ci proverò una volta ancora. Se mi va male farò domanda di asilo qui in Grecia, anche se la situazione non è semplice” racconta. Anche Hozefa, attaccante siriano e capocannoniere della squadra, vorrebbe andarsene per poter ricostruirsi una vita ed uscire dal limbo in cui si trova da diversi mesi. “Amo questa squadra” racconta. “Amo la Grecia e tutti i suoi abitanti che ci hanno aiutato tantissimo. Se potessi vivere qui ne sarei davvero molto felice, ma l’economia è al collasso e non c’è nulla che posso fare qui, quando non sono in campo…Quando sto rincorrendo un pallone invece, penso soltanto a gonfiare la rete!”


 

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