Oltre le frontiere di Orbán: i rifugiati nel limbo

Scritto per Il Corriere della Sera - 30 Settembre 2016 -  Al confine di Horgoš che separa la campagna serba da quella ungherese, al lato di un tratto autostradale intasato da una lunga colonna di camion in sosta, una ventina di tende e una decina di famiglie stazionano a pochi passi dalla barriera di filo spinato del confine. Qui ai rifugiati è stato dato un numero, parte di una lista che comprende chi ha il diritto di attraversare il confine legalmente. Ogni giorno sono in 15 ad attraversare questa frontiera, ma lunghi sono i tempi di attesa. “Sono il numero 126″ dice Ajmal, profugo afghano che appare piuttosto spaesato, ad Amaradan, diciottenne pachistano che invece è il numero 86 e che a giorni, finalmente, potrà attraversare il varco attraverso la barriera di filo spinato e muovere verso la sua destinazione. Entrambi sono in Serbia da oltre tre mesi, come la maggior parte della gente che staziona ad Horgoš, sperando di poter continuare il proprio viaggio al più presto. Aspetta qui da tre mesi anche Mustafa, afghano, che desidera entrare al più presto in Ungheria, dove già lo attendono il padre, la madre e la sorella. Dove andranno successivamente, non sa dirlo nemmeno lui. “Austria, Germania, staremo a vedere” racconta. Al campo ha fatto amicizia con Hooman, iraniano di Teheran, che ha deciso di andarsene per fuggire alle pressioni del governo degli ayatollah. “Fa freddo qui la notte” racconta quest’ultimo. “La temperatura si sta abbassando progressivamente. Ci danno un pasto al giorno, il resto lo andiamo a prendere ad Horgoš.” Questo paesello di poco più di 6000 anime è stato al centro del flusso migratorio dell’anno scorso, quando in Ottobre, attraverso i campi, le piantagioni e le fattorie dei contadini del posto, oltre 4000 siriani, iracheni, afghani e migranti di altre nazionalità attraversavano ogni giorno la frontiera in un’atmosfera surreale. Da allora il presidente ungherese Orbán ha fatto costruire una lunga recinzione per bloccare l’accesso nel paese ai migranti e ha fatto passare una legge controversa, che permette alla polizia di respingere tutti coloro che vengono intercettati entro 8 chilometri dal confine. Nel frattempo, i paesi lungo la rotta balcanica hanno chiuso quasi totalmente le porte ai rifugiati. L’Unione Europea ha firmato un accordo con Erdoğan per bloccare l’afflusso dei richiedenti asilo e dei migranti nelle isole greche. Ma secondo i dati dell’UNCHR, sono ancora circa 5.000 i migranti e i rifugiati bloccati in Serbia e tanti altri che arrivano ogni giorno dalla Macedonia, dalla Bulgaria, dal Kosovo e dal Montenegro. Questa Domenica, il 2 di Ottobre, dall’altro lato di questa frontiera i cittadini ungheresi sono chiamati al voto, per rispondere al controverso quesito: “Volete che l’Unione europea, anche senza consultare il Parlamento ungherese, prescriva l’immigrazione in Ungheria di persone che non sono cittadini ungheresi?”

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