Nella City di Londra, vietato votare BREXIT

Scritto per Left, 18 Giugno 2016

Nella City di Londra sono davvero in pochi ad auspicare che il Regno Unito abbandoni l’Unione Europea. Da oltre vent’anni il mercato dei servizi finanziari garantisce il 10% del PIL nazionale. Oltre 250 banche straniere hanno sede nella City, beneficiando di tassazioni agevolate e dell’accesso al mercato unico grazie all’apparenza del Regno Unito all’UE. Emmanuel, 50 anni, è sicuro di votare REMAIN. “E’ sia una questione di mercato e di interessi economici che di coesione sociale” racconta. “Credo che l’integrazione stessa porti a sviluppo economico ed umano. Se il Regno Unito lasciasse l’UE, il mercato ne risulterebbe limitato e ci saranno delle restrizioni economiche.” Come lui la pensa la maggior parte delle persone impiegate nell’hub finanziario più importante del mondo, che dà lavoro ad oltre un milione di persone provenienti dai quattro angoli del mondo. Gli ultimi sondaggi che hanno dato in vantaggio gli euroscettici hanno spaventato le borse e indebolito il valore della sterlina, che in caso di Brexit potrebbe scendere ai livelli minimi da trent’anni. “Se lasciamo l’UE i prezzi per le importazioni e le esportazioni saliranno alle stelle. Sarà un disastro economico” racconta Hussein, 25 anni, ragioniere alla City di origine pachistana. Di fatto, le imprese britanniche esportano il 44% della loro produzione nei paesi dell’UE. “Nessuno nel mio ufficio voterà per il LEAVE” racconta Metsa, cittadina inglese di origine iraniana, che lavora alla Deutsch Bank. William, 22 anni, è una delle rare voci fuori dal coro: “Credo che potremmo essere più competitivi fuori dall’Unione. Abbiamo bisogno di un cambio radicale per far ripartire questo paese, liberi dalle regolamentazioni dell’UE”. E’ molto probabile però che anche un Regno Unito post-Brexit dovrà aderire alle stesse regolamentazioni e supervisioni imposte attualmente dall’UE, per fare affari con i paesi membri. Venera, 30 anni, milanese, impiegata all’Europe Arab Bank nella City afferma che “la Brexit provocherà un buco economico enorme”. Per la maggior parte degli italiani che lavorano nel centro di Londra, l’eventualità di un’uscita britannica dall’UE non desta particolari preoccupazioni. Stefano Ceccon, giornalista al The Times, è convinto che in caso di Brexit “ci saranno degli accordi bilaterali tra Italia e Regno Unito per permetterci di continuare a lavorare qui”. E’ più preoccupato chi ha dei lavori occasionali, come Michele, 24 anni di Casera, che da qualche mese fa il pizzaiolo a Storeditch e teme che con la Brexit sarà costretto a lasciare Londra e ad andare a cercare fortuna altrove. 

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