L’ultimo canto dello sciamano
April 7, 2025Scritto per Terra Nuova
É l’8 settembre 2018, c’è una festa al villaggio di Aguamilpa, un paesino situato accanto alla diga omonima, nello stato messicano di Nayarit. D’improvviso la musica si arresta. Una voce nasale da un megafono annuncia singhiozzante: hanno ucciso Margarito Díaz, marakamé (sciamano) e leader spirituale della comunità indigena Wixárika. Qualcuno sembra svenire alla notizia, in quella notte di caldo soffocante. Margarito aveva portato da poco il suo letto sotto il portico di casa per godere di una leggera corrente d’aria e s‘era coricato accanto alla moglie e alla nipotina. Verso le 22.30, con quest’ultima che si era da poco addormentata, una voce lo desta e lo fa sobbalzare. É un uomo a pronunciare poche parole, prima di sparare e uccidere il marakamé. La moglie Modesta cerca di soccorrerlo, ma non ci sono speranze. Margarito muore sul colpo. Un’atmosfera di paura e tensione cala sul villaggio di Aguamilpa e sulle lotte del popolo Wixárika, che Margarito portava avanti con fierezza come segretario del consiglio di sicurezza Wixárika.
Abitanti delle montagne della Sierra Madre Occidentale tra gli stati di Jalisco, Durango e Nayarit, conosciuti sotto il nome di “Huicholes” per l’appellativo dato loro dai coloni spagnoli, i Wixárika si rifugiarono proprio tra queste montagne per sfuggire i conquistadores. In tale isolamento, questo popolo che conta oggigiorno circa 50.000 persone ha conservato più di ogni altro gruppo indigeno messicano la propria consapevolezza della propria origine, cultura e tradizione. Oggi nell’impervia selva in cui si sono rifugiati, i Wixárika non sono più soli. Il gruppo di narcotrafficanti del Cártel de Jalisco Nueva Generación (CJNG) si è insediato proprio in queste stesse terre con interessi molto diversi.
Alla base della spiritualità Wixárika c’è il sogno, attraverso il quale essi penetrano nel mondo degli dei, stabilendo un contatto fra il mondo e l’aldilà. Nei loro canti, raccontano le imprese dei loro antenati e del mitico pellegrinaggio tra i luoghi sacri, dalla spiaggia occidentale “Tatei Haramara” alle cime di Wirikuta, origine del mondo, dove i primi esseri umani sono nati da una goccia d’acqua. Secondo la tradizione orale, dopo cinque giorni di inondazioni, la dea Takutzi Nakawe decise che era giunto il momento di creare qui la vita: prese il suo bastone per segnare i quattro punti cardinali e il centro del “diamante”. Da questo gesto nacquero i primi esseri umani sulla terra.
Margarito, come sciamano, aveva il ruolo di vivere a contatto con la dimensione sacra del mondo, di stabilire un contatto con l’aldilà attraverso il sogno, nonché di proteggere la dimensione terrena del popolo Wixárika proteggendo i suoi luoghi sacri. “Tatei Haramara”, che significa “Madre Oceano”, è il luogo di una gigantesca roccia bianca che domina le onde: i Wixáritari credono che qui riposi la dea dell’acqua.Margarito viaggiava spesso in questo luogo che coincide alla città di San Blas. Qualche anno fa, insieme a un collettivo di ambientalisti dovette lottare con ogni mezzo per impedire che la Isla del Rey (lembo di terra che si affaccia sulla roccia bianca) venisse trasformata da luogo sacro in un tempio del turismo, con hotel e pista di atterraggio. Il lavoro di opposizione di Margarito e degli ambientalisti locali riuscì a evitare la deflagrazione del luogo. Uno di loro, Juan Bananas, 72 anni, ricorda il grande marakamé: “Il suo ruolo nelle riunioni era quello di rappresentare il suo popolo e difendere la sua cultura, cosa non facile in mezzo a tanti interessi, compresi quelli della criminalità organizzata in questa zona costiera molto ambita”. Juan Bananas, sopravvissuto a un incendio colposo a casa propria, comprende l’impegno senza compromessi del suo ex compagno di lotte. “Quando ci dedichiamo alla difesa delle risorse, è come una missione, un dovere. Non possiamo scappare, sarebbe come scappare da noi stessi”.
“Nessuno si immaginava neanche lontanamente che la difesa del territorio sarebbe costata la vita a mio padre” ci racconta Arsenio Díaz, maggiore dei sei figli di Margarito. “Papà aveva sempre la valigia pronta. Prendeva parte a riunioni, assemblee e pellegrinaggi, per difendere i luoghi sacri del popolo Wixárika” ci racconta. Il più importante di queste occasioni è il pellegrinaggio verso Wirikuta, luogo dell’origine dell’universo nella cosmologia Wixárika. É un vero proprio viaggio di ricongiungimento allo spirito degli antenati e degli spiriti naturali, come il cervo, l’acqua pura delle sorgenti originarie e l’ikhuri, un cactus psichedelico conosciuto globalmente come peyote. Quest’ultimo viene consumato durante le cerimonie Wixárika e permette di trascendere il mondo profano e di comunicare con gli antenati e gli dei. Il peyote aiuta gli iniziati a sopportare la stanchezza e la mancanza di sonno durante il lungo e faticoso pellegrinaggio. Nella cosmogonia, la pianta è dotata di un potere magico: rigenerare l’anima. Considerata una droga di primo grado, in Messico solo i Wixáritari hanno l’autorizzazione a consumarla e trasportarla. Come tutte le altre colture però, anche il peyote soffre in ambienti aridi e con la grave siccità degli ultimi anni, ha cominciato a seccarsi prima di crescere completamente.
Dall’omicidio di Margarito Díaz, la siccità nella terra sacra di destinazione dei pellegrinaggi annuali dei Wixárika sta diventando sempre più devastante. Le comunità locali collaborano con i Wixáritari nella lotta per proteggere questo territorio. Hector, 40 anni, vive nella frazione di La Pila, con altre sei famiglie. La famiglia si guadagna da vivere con l’agricoltura e le piante medicinali, che vendono al mercato della città di Guadalupe, a otto ore di distanza. L’acqua però è sempre più carente. Hector lotta per tirare avanti, perché il mais e i fagioli non crescono più. “Seminiamo con speranza, ma senza acqua non cresce nulla” ci racconta. In passato, la pioggia riempiva una cisterna che era sufficiente a rifornire d’acqua l’intero villaggio. Oggi non supera mai i cinque centimetri. Per ottenere l’acqua, la famiglia di Hector è riuscita a collegare la propria casa con quella dei suoceri, situata in montagna nei pressi di una sorgente. Gli altri abitanti sono invece costretti a comprare delle cisterne. Hanno creato un gruppo Whatsapp chiamato “Comité 14”, che riunisce i membri del Comitato per la difesa dell’acqua nella regione di Real de Catorce. Il gruppo conta circa 15 membri da quando è stato creato nel 2021.
Dal 1988, il territorio Wixárika è stato inserito nella lista dei siti naturali sacri dell’UNESCO. Tuttavia, questo status non lo protegge dalle numerose imprese che vi si insediano e dai progetti che vengono sviluppati. Tra il 1982 e il 2009, nello Stato di San Luis Potosí sono state rilasciate 78 concessioni minerarie, circa la metà delle quali alla multinazionale canadese First Majestic Silver Corp, che opera attraverso la sua filiale Minera Real Bonanza nell’ambito del progetto “La Luz”. Ha 35 concessioni nella regione, di cui 22 nel territorio sacro dei Wirikuta. Le comunità Wixárika hanno intrapreso numerose iniziative per denunciare la situazione, culminate in una grande marcia di protesta che le ha portate al Palazzo presidenziale per consegnare una lettera al Presidente messicano il 27 ottobre 2011. In questa lettera, le comunità denunciano l’impatto dell’attività mineraria sul fragile ecosistema semidesertico di Wirikuta. Grazie alla massiccia mobilitazione del popolo Wixárika, nel settembre 2013 un giudice ha ordinato la sospensione provvisoria di tutte le concessioni rilasciate sul territorio di Wirikuta.
Il sogno di Margarito e dei suoi compagni non si esaurisce con la cancellazione delle concessioni, ma guarda più lontano. I marakamè Wixárika sognano che il territorio sacro diventi un santuario, dove alle imprese sia vietato in modo permanente l’insediamento, pena sanzioni effettive. Margarito Díaz è stato ucciso prima che il suo sogno potesse realizzarsi. È uno dei 1.733 attivisti ambientali uccisi negli ultimi dieci anni, secondo l’ultimo rapporto di Global Witness pubblicato il 29 settembre 2022. L’America Latina è la regione del mondo più colpita dall’uccisione di attivisti ambientali.
Modesta Chavez de la Rosa, moglie del makamaré, preoccupata per l’impegno del marito e per la sorte dei suoi sei figli, gli diceva spesso: “Smettila, non ci guadagni niente a lottare in quel modo”. Da quando è stato commesso l’omicidio, la famiglia è in cerca di giustizia. Il 29 luglio 2022, un sospetto di nome Llimer Breide N. è stato catturato dalla polizia messicana. La vedova di Margarito, presente al momento dell’omicidio del marito, ha ribadito di aver riconosciuto la sua voce. Dalla cattura del presunto assassino del marito, avvenuta il 29 luglio 2022, la moglie di Margarito afferma di vivere sotto continue minacce. La più recente è avvenuta il 26 ottobre 2022. Quattro uomini sono scesi da una barca e hanno avvicinato Modesta Chavez. Gli hanno detto: “Ti daremo 50.000 pesos (l’equivalente di 2.600 euro) in cambio di un video in cui dichiari che Llimer Breide N. è innocente”. Uno di quegli uomini disse di essere stato mandato dal suo “capo”, di cui rifiuta di fornire l’identità. Un altro si alza la camicia, rivelando la pistola. La vedova rifiuta di essere ricattata.
Per il presidente della Commissione per i diritti umani di Nayarit, “un solo colpo di pistola alla testa, l’assassino di Maragarito Díaz era un sicario”. Per il momento non ci sono indizi su chi abbia ordinato l’omicidio. Un amico di famiglia, che preferisce parlare in anonimato, suggerisce un legame tra Llimer Breide N. e una banda di narcotrafficanti che controlla il territorio. “So che questo ragazzo lavora per la famiglia del ‘jefe de la plaza’ (ndr: boss della piazza)”. La famiglia di Margarito vuole giustizia. L’indagine è tuttora in corso: potrebbe portare all’incriminazione di Llimer Breide N. o al suo immediato rilascio. In parallelo a questa battaglia per la giustizia, i Wixáritari sperano che il dialogo con l’attuale presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, porti presto i suoi frutti. Nella sua visita a Wirikuta nel settembre 2022, il presidente ha annunciato che il popolo Wixárika ha diritto a “un piano di giustizia” che includa un “decreto per la conservazione dei cinque luoghi sacri della loro cultura”. Se ciò avvenisse, il sogno di Margarito sarebbe compiuto. Le comunità Wixárika temono però che quelle del presidente non siano che vane promesse elettorali, o addirittura un “gran teatro” come lo è stato in passato, quando i vari governi messicani hanno svenduto le risorse di Wirikuta alle multinazionali.
Questo reportage, sostenuto del Journalism Fund, è stato realizzato nell’ambito di un’indagine in tre parti su tre difensori dell’acqua assassinati in America Latina.