L’ultimatum mortale del Gange

Scritto per China-Files - Un diluvio continuo e costante ha colpito per quasi tre giorni la regione himalaiana dell’Uttarakhand e la parte Nord-Occidentale dell’Uttar Pradesh, nel Nord dell’India, proprio mentre in autobus, cercavo di raggiungere la città di Uttarakashi da Dehradun. Le conseguenze sono drammatiche per l’ecosistema e per la popolazione. Incerto il numero di morti, almeno 150 secondo Reuters, anche se il numero di vittime potrebbe di gran lunga maggiore. A questo punto è impossibile capire le dimensioni della catastrofe.

I luoghi colpiti dalla pioggia torrenziale sono alcuni tra i più sacri dall’induismo e tra le vittime e i dispersi, sono migliaia i pellegrini che viaggiavano dai quattro angoli dell’India per raggiungere le montagne dove il Gange prende vita. Proprio il fiume Gange e il fiume Yamuna hanno assunto una portata incredibile durante le incessanti piogge degli ultimi giorni, sradicando alberi, case, ponti e divorando centinaia di automobili.  

A Rishikesh, insieme ad alberi, macchine, persone e mucche, il Gange si è trascinato via anche l’enorme statua di Shiva che si ergeva davanti all’ashram di Parmarth Nikatan. “Il Gange ci ha dato un ultimatum ieri, una sorta di sveglia, per farci capire che dobbiamo relazionarci alla natura con maggior rispetto” ha affermato Swami Chidanand Saraswati, leader spirituale dell’ashram.

Mercoledì scorso, il ponte vecchio sulla Yamuna a New Delhi è stato chiuso al traffico ferroviario, dopo che il livello dell’acqua ha raggiunto i 207,32 metri. Il traffico è ricominciato soltanto il giorno successivo, quando l’acqua è tornata ad un livello di qualche metro inferiore. Ciò nonostante, molte aree della capitale sono ancora sommerse dall’acqua. Il governo di New Delhi ha affermato di aver instaurato 1,153 tende per ospitare le oltre 10,000 persone evacuate dalle loro abitazioni Martedì.

Secondo l’Indian Express di oggi, 3000 persone sono rimaste bloccate nelle zone remote di Uttarakashi e Gangotri, 10000 pellegrini sono rimasti bloccati a Badrinath, 5000 a Kedarnath, luogo sacro dell’induismo e zona colpita dalle piogge torrenziali in maniera estremamente violenta. Il tempio è rimasto intatto e le persone rifugiatesi al suo interno sono sopravvissute, nonostante tutto ciò che circondava il luogo sacro è stato spazzato via. Circa 14000 sopravvissuti sono stati aerotrasportati alle città di Rupradayag, Fata, Gaurikund e Guptakashi. 

The Indian Express ha riportato che il governo ha messo in moto 50 elicotteri militari e più di 2500 soldati questo Giovedì per rendere più efficaci le operazioni di ricerca e di salvataggio. Il primo ministro Manmohan Singh, dopo aver sorvolato la zona colpita dall’alluvione insieme al presidente del congresso Sonia Gandhi, ha annunciato un piano di aiuti di dieci miliardi di rupie. Nel suo profilo Twitter egli ha affermato l’impegno immediato del governo per le operazioni di salvataggio, ma secondo l’agenzia stampa NDTV, le operazioni sono complesse, sia per la scarsità di cibo a disposizione per sostenere le persone bloccate dall’alluvione, che per la scarsità di combustibili per alimentate gli elicotteri impiegati nelle operazioni di salvataggio.

Con un appello nei principali media indiani e nel suo profilo Twitter, lo stesso PM Singh ha invitato i cittadini a fare delle donazioni al Prime Minister’s National Relief Fund (PMNRF) per supportare le operazioni di recupero e cercare di salvare il maggior numero di vite possibili. A questo punto il salvataggio di centinaia di vite umane è diventata una sfida contro il tempo.

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