Il Gange tra inquinamento e misticismo: può la fede curare?

Possibile che l’energia, la presenza e la potenza del Gange vadano oltre la comprensione umana? Per migliaia d’anni in India l’uomo ha costruito una civiltà intorno alle sue rive, celebrando con rituali e cerimonie il fiume come una dea dal nome Ganga. La più grande di tutte queste cerimonie è il Kumbh Mela, un incredibile festival religioso che non ha eguali al mondo in quanto a dimensioni ed intensità e che si è concluso qualche giorno fa. Dal 14 Gennaio al 10 di Marzo, dai quattro angoli dell’India, si sono riversati milioni di fedeli nella zona del Sangam, alla confluenza del Gange con i fiumi Yamuni e Saraswali, per un bagno dal potere di alleviare i peccati di una vita e di tutte quelle precedenti.

Oltre cento milioni di persone si sono radunate quest’anno intorno agli uomini santi dell’India, ai sadhu e ai vari guru, in un autentico mondo parallelo fatto di campi tende che si estendono per chilometri e chilometri, con ospedali, servizi sanitari, linee elettriche, torri di ricezione telefonica, ponti temporanei e strade di sabbia, alzata nell’aria dal passaggio continuo di ciclomotori e di nugoli di pellegrini. Il tutto nel letto del fiume, in un’area che durante i monsoni viene coperta pressoché totalmente dall’acqua, grande 80 volte la città ospitante di Allahabad e 5 volte la metropoli commerciale di Mumbai. Secondo gli astrologi questa zona è tra le più energetiche dell’intero pianeta, ora che Giove è entrato nel segno indiano di Vrishabha (Toro) e il Sole e la Luna si trovano in Makara (Capricorno).

La Ganga è stata l’autentico totem del festival. A partire dalla puja del mattino fino alla celebrazione dell’arti della sera, la gente si è presentata alle sue rive per offrire candele, lassi e incensi al fiume, oltre ad esibire il propiziatorio bagno a qualsiasi ora del giorno e della notte. L’energia spirituale e l’importanza simbolica di questi rituali è talmente intensa, che gli indiani sembrano non essersi mai chiesti qual’è l’attuale stato di salute e di pulizia della loro dea.

Con l’incremento demografico e la progressiva industrializzazione del paese, il Gange viene sfruttato in maniera sempre maggiore dalle attività agricole, industriali e anche spirituali delle popolazioni che vivono nel suo bacino. Dalle sorgenti di Gaumukh fino ad Hardwar, industria e agricoltura usano le acque del fiume in grande quantità per restituirle contaminate. Il livello di tossine e di batteri coliformi supera già di circa 3000 volte i limiti indicati dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità (WHO). In alcune zone il fiume non scorre più, a causa dell’eccessivo utilizzo che ne è stato fatto dall’industria idroelettrica. La città sacra di Varanasi da sola produce circa un quarto del totale inquinamento del fiume, nel quale finiscono i cadaveri delle quotidiane cremazioni, con la cenere e i resti di quelle 15000 tonnellate di legna all’anno che vengono bruciate insieme ai defunti alla ricerca di una via verso il paradiso.

Di fronte al Gange di oggi c’è da chiedersi fino a che punto i fedeli saranno disposti ad immergersi nelle sue acque per le propiziatori liturgie? Fino a che punto i devoti berranno le sue acque senza chiedersi quali azioni intraprendere per purificare il fiume? In occasione del Kumbh Mela, il settimanale ambientalista indiano Down to Earth ha pubblicato una serie di articoli di denuncia della situazione ecologica del fiume. Tra tutti un editoriale ha fatto particolarmente discutere, dal provocante titolo: “Può la fede curare?”. Mentre i fedeli si riversavano al fiume in cerca di purificazione, la Ganga subiva nello stesso periodo una delle fasi d’inquinamento peggiori della sua storia, dovendo assorbire la quantità di rifiuti ed escrementi generate da milioni di persone che per quasi due mesi hanno vissuto nel fiume.

E mentre alcuni cittadini continuano ad indignarsi chiedendo al governo e alle industrie chiare regolamentazioni che limitino l’inquinamento del fiume, fedeli, sadhus e altri uomini santi affermano che le acque del Gange siano più vive che mai e che abbiano addirittura un potere rigenerativo. Alcuni di loro riportano la ricerca del giornale scientifico PLoS One, che ha recentemente concluso che nonostante il freddo delle notti, il cibo misero e il rischio di contrarre malattie, coloro che hanno partecipato al Kumbh Mela hanno raggiunto un livello di benessere fisico e psicologico maggiore di coloro rimasti alle loro vite quotidiane. Con tutta probabilità è stato il potere dell’incredibile congregazione di persone connesse da una fede comune, a generare tale energia collettiva. E’ davvero del tutto illogico e sconsiderato immaginare che la presenza e la potenza del Gange, nonostante il nocivo inquinamento, vadano davvero oltre la comprensione umana? Possiamo dire soltanto che ora il fiume è tornato alla sua realtà pre-festival e a e a mescolarsi con  gli scarichi industriali e i liquami fognari che l’uomo riversa nelle sue sponde quotidianamente.

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