Grecia: contro la riforma delle pensioni

Scritto per LEFT, in edicola Sabato 23 Gennaio 2016

Una serie di proteste contro la più discussa delle riforme, quella delle pensioni, è tornata a vivacizzare le strade di Atene e il clima politico della Grecia. Dopo le manifestazioni dei pensionati, la settimana scorsa è stata la volta degli avvocati, in marcia per via Akademia in giacca e cravatta, tacchi alti e abiti eleganti, al ritmo dello slogan: “Non ci arrenderemo finché le nostre richieste non saranno ascoltate”. 

Il piano del governo è di unire i diversi schemi pensionistici in uno soltanto, di alzare l’età pensionistica a 67 anni per chi ha versato contributi per almeno 15 anni e a 62 per chi ne ha versati per 40. Aumenterà la richiesta di contributi per la previdenza sociale: dell’1% per i datori di lavoro e dello 0,5% per i dipendenti. Per i lavoratori indipendenti, i contributi totali potranno raggiungere il 38,45% del fatturato netto dichiarato. I creditori internazionali, odiati dalla maggior parte della popolazione durante la “primavera di Atene”, aspettano al varco. Dal successo o meno di questa riforma dipende la prima revisione del prestito di 86 miliardi di euro accordato alla Grecia dopo la firma del terzo memorandum. Un accordo che ha permesso ad Atene di ricapitalizzare le banche stremate dalle nevrotiche fughe di capitali e di pagare i debiti incombenti alla BCE, ma che ha fatto perdere ogni speranza a chi pensava, fino all’epilogo di Luglio, che qualcosa ad Atene potesse cambiare. Ciò non è bastato però ad affossare l’orgoglio greco, rinvigorito dalle dimostrazioni di questi giorni. Yiannis, giovane avvocato di Patrasso, è disposto a non lavorare per mesi piuttosto di accettare “una riforma che porterà alla distruzione della nostra professione. I nuovi contributi che ci sono imposti sono inaccettabili. Se necessario chiuderemo i nostri uffici.” Panagiotis, un avvocato di Pireo, racconta che “Tsipras sta soltanto obbedendo alle pressioni della troika. Una decina di anni fa l’associazione degli avvocati di Atene riusciva a influenzare direttamente le decisioni del governo. Molti parlamentari erano avvocati. Ora invece l’associazione non ha più potere. Il nostro governo non ha più potere. Siamo nelle mani delle cosiddette Istituzioni”. Maria, avvocato di Volos, non se la sente di criticare Syriza per questa riforma impopolare. “Credo che Tsipras stia cercando di fare ciò che gli è possibile, il che a questo punto, non è poi tanto”. E mentre il ministro delle finanze Tsakalatos discuteva le nuove misure con i ministri delle finanze europei, con il beneplacito del presidente dell’Eurogruppo Djsselbloem e del presidente della Banca di Grecia Stournaras, i due principali sindacati greci hanno indetto un nuovo sciopero generale per il 4 Febbraio. Si uniranno alla protesta anche gli ingegneri civili, e i contadini che hanno annunciato una manifestazione per il 28 Gennaio che potrebbe bloccare le strade del paese. Un sondaggio di Metron Analysis conferma che nonostante l’84% dei greci creda che le riforme servano per uscire dalla crisi, il 51% è convinto che quella delle pensioni non debba essere votata in parlamento. Altri sondaggi pubblicati in questi giorni proiettano il principale partito all’opposizione Nea Demokratia, che ha appena eletto a nuovo leader Kyriakos Mitsotakis, in testa alle preferenze di voto della cittadinanza. Per questo sulla riforma delle pensioni potrebbe giocarsi il futuro politico della coalizione Syriza-Anel, ai minimi storici di credibilità. I problemi per Alexis Tsipras, che considera questa riforma l’unico modo per salvare un sistema sull’orlo del collasso, devastato dai governi precedenti, potrebbero arrivare ancora una volta dalle possibili defezioni interne alla scricchiolante coalizione, che al momento può contare sull’esigua maggioranza di tre soli seggi in Parlamento.

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