E’ la paura a far crollare gli abitanti di Norcia

Scritto per LEFT, 5 Novembre 2016 - Norcia

“E’ la sensazione di vivere un terremoto costante ad inquietare. L’idea che il domani non porterà tranquillità, ma il contrario”, racconta Filippo, seduto sconsolato a pochi metri dalla sua casa di Norcia, epicentro della nuova scossa di terremoto che Domenica scorsa ha colpito, ancora una volta, il Centro Italia. Alle 7.41 milioni di italiani si sono svegliati con la terra tremante. Venti lunghissimi secondi di apprensione, causati da una botta da 6,5 di magnitudo che ha vibrato a metà strada tra Norcia e Castelsantangelo sul Nera. Un terremoto più violento di quello dell’Aquila di 7 anni fa, più feroce di quello con epicentro a Visso del 26 Ottobre scorso, più devastante di quello che distrusse Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto il 24 Agosto scorso. Quel poco che era rimasto intatto, in quei paesini traumatizzati dell’Appennino, è crollato inesorabilmente Domenica. Anche Arquata del Tronto è ora un cumulo di macerie. Sono oltre 30 mila gli sfollati. All’indomani di quel tragico 24 Agosto, Norcia, cittadina di cinquemila abitanti, era stata definita l’esempio virtuoso di edilizia antisismica della zona. Allora Catiuscia Marini, presidente della Regione Umbria, aveva lodato la ricostruzione e la messa in sicurezza del territorio. I tetti di cemento armato, risultati letali ad Amatrice, erano stati sostituiti da elementi in legno dopo il terremoto del 1997. Fibra di vetro e plastica erano stati utilizzati per rendere più elastiche le pareti. Ma il sisma di Domenica e il continuo sciame sismico di questi giorni hanno fatto crollare la basilica di San Benedetto, di cui è rimasta soltanto la facciata gotica, la chiesa di Santa Rita, la cinta muraria e alcune case e negozi del centro storico di Norcia. Come un costante e angosciante lamento, i boati provenienti dal sottosuolo hanno continuato a susseguirsi per tutta la giornata. Secondo Ingv il suolo si è abbassato di 70 centimentri. La sensazione, tra la gente, è che poteva andare peggio. “Stavo preparando la colazione quando la casa ha cominciato a ballare” racconta provata Sunagina, signora filippina che vive da 6 anni a Norcia con la famiglia, impiegata nel settore turistico. “Eravamo tornati a viverci da poco, dopo aver dormito in una palestra per una ventina di giorni. Non entravamo in camera per paura, preferendo dormire tutti insieme in salotto. Quando sono uscita, stamattina, si vedeva poco o nulla. Rapidamente mi sono accorta che alcuni edifici erano crollati”. Maria, una signora di 68 anni di origine pugliese, ha sentito la scossa dalla macchina, dove dormiva insieme alla figlia in queste ultime notti, mentre il marito, acciaccato, dormiva in cantina. Troppa l’ansia la sera, prima di andare a dormire. Troppa la paura di rimanere incastrati in mezzo alle macerie. “Non so ancora cosa mio marito e mia figlia pensano di fare, ma per me è chiaro che dobbiamo andarcene” racconta, camminando lungo un pezzo di strada squarciato dalla scossa del mattino. In quell’istante, all’improvviso, la terra torna a tremare, stavolta soltanto per qualche secondo. Maria sospira: “dobbiamo partire presto”. Ma non tutti a Norcia la pensano come lei. A prevalere è l’incertezza, e l’insicurezza. Nel pomeriggio, all’assemblea popolare, qualche cittadino critica il sindaco per non aver allestito una tendopoli, per paura di danneggiare in tal modo il turismo, linfa vitale della cittadina. In molti vogliono restare, chi perché ha un negozio al quale non vuole rinunciare, chi perché ha degli animali da seguire, chi perché ha ancora una casa dove vuole continuare ad abitare. Al campo di prima assistenza, i volti della gente sono esausti, gli occhi scavati e lucidi. “Com’è messa la tua casa?” è la domanda più ricorrente. Nel frattempo, le notizie e i commenti sul sisma scorrono come un flusso alla radio e alla televisione e attraversano gli sguardi assenti della gente. C’è chi usa il terremoto per i propri interessi politici, chi arriva a parlare di complotto per gli errori iniziali di valutazione della magnitudo, mentre a Norcia, all’imbrunire, è già calato il silenzio. Stavolta non ci sono morti da piangere, anche se sono crollate pure le mura del cimitero, ma è la paura a mandare in tilt i pensieri, a stordire, ad inquietare. E’ quell’incessante boato della terra che trema sotto i piedi. “Dopo il terremoto dell’Irpinia le scosse continuarono per oltre sei mesi” rimembra Filippo, “speriamo che non avvenga lo stesso ora, che la terra non si porti via il nostro lavoro e i ricordi di una vita, lasciandosi dietro solo polvere e macerie. “

Using Format