Atene, fine di Shenghen e rifugiati in trappola

Scritto per LEFT, 6 Febbraio 2016

Vi sembrerà utopico ma l’unica soluzione per fermare i flussi migratori è fermare la guerra in Siria” afferma nel suo ufficio di Atene Daniel Esdras, responsabile dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) in Grecia. “Ho il timore che a breve il confine di Idomeni verrà chiuso e che la Grecia diventi un deposito di richiedenti asilo che non possono continuare il loro viaggio verso l’Europa.” Appena fuori dal suo ufficio un gruppo di migranti nordafricani sta compilando i documenti per il programma di “rimpatrio volontario” offerto dall’OIM e per tornare a casa con un volo gratuito. Uno di loro, Zouhir, 22 anni marocchino, ha cercato di attraversare la frontiera con la Macedonia per ben quattro volte senza riuscirci, nonostante i documenti falsi comprati a piazza Omonia, che lo identificavano come siriano. “Mia madre mi ha chiamato poco fa e mi ha incitato a provarci ancora, ma ho finito tutti i soldi e ormai non ho più speranza di farcela.” Come lui, altre centinaia di migranti di cittadinanza non siriana, afghana e irachena, le uniche nazionalità alle quali attraversare il confine è ancora concesso, cercano ogni giorno di attraversare la frontiera camuffando la propria origine. Nelle ultime due settimane però la frontiera di Idomeni è rimasta per lunghi tratti off-limits per chiunque. Centinaia di richiedenti asilo hanno atteso per giorni l’apertura del varco, mentre in migliaia sono stati parcheggiati alla stazione di Polikastro, ad una ventina di chilometri dalla frontiera. Nel freddo della notte questi ultimi cercano di riscaldarsi attorno al fuoco, o negli autobus che li hanno portati fino a lì dalla capitale greca. Alcuni bambini dormono al suolo, avvolti da coperte donate loro dall’Ong Medici Senza Frontiere.Un gruppo di giovani iraniani che sono arrivati in giornata si consolano con qualche bottiglia di whisky, un piacere negatogli in patria, e cantando i versi di una poesia di Hafez. “Quanti paesi mancano ad arrivare alla Germania?” chiede invece Mahfouz, sedicenne afghano che viaggia non accompagnato. Finora ha già speso 3.000 euro e non gli è rimasto più nulla. Da tre giorni attende di attraversare il confine. Quando ci riuscirà, non è chiaro a nessuno. Lunedì scorso è emerso che la Commissione Europea avrebbe firmato un piano per chiudere la frontiera di Idomeni, bloccando di fatto decine di migliaia di persone migranti nel paese ellenico. Mercoledì scorso al summit di Amsterdam i paesi dell’Unione hanno dato un ultimatum alla Grecia: tre mesi di tempo per bloccare i flussi all’entrata, pena la sospensione da Schengen. Un’impresa a dir poco impossibile per un paese con 13,676km di coste e centinaia di isole a breve distanza delle rive turche. Nel frattempo i ministri dei paesi europei si prodigano ad offrire le loro bizzarre soluzioni. Dall’Olanda è giunta la proposta di riportare in Turchia con dei traghetti tutti i migranti che raggiungono le isole grecheBelgio e Slovenia hanno proposto la creazione di campi di detenzione al confine con la Macedonia. Quest’ultima proposta ha lasciato perplesso il ministro per le migrazioni greco Mouzales, preoccupato che la chiusura delle frontiere possa traumatizzare ulteriormente il paese. Najef, 15enne iracheno che ha lasciato Baghdad dopo che il padre è stato fatto saltare per aria, non riesce nemmeno a immaginare di non poter continuare il suo viaggio verso l’Europa. “Questa gente non ha idea di cosa abbiamo dovuto passare per arrivare fino a qui. Se non ci fanno passare gli spaccheremo il culo.”

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